L’intelligenza emotiva: l’amigdala
Noi tutti abbiamo avuto a che fare con l’amara esperienza della perdita del controllo emozionale... Cercate di ricordarvene qualcuna e in modo particolare soffermatevi a quello che maggiormente è rimasta impressa nella vostra mente per la sua carica emotiva.
Nei nostri cuori soggiacciono ferite emozionali attive, che al minimo sussulto sismico (esperienze che la vita comporta) emergono con una forte carica emotiva paragonabile alla potenza di un vulcano in eruzione, provocando, il più delle volte, danni irreparabili a noi stessi e alle persone che più amiamo.
Gli aspetti di un io bisbetico, irrequieto, insaziabile, volubile, capriccioso, offeso, timido, pauroso, frustrato, ribelle, testardo, sottomesso, aggressivo egocentrico, passionale, paragonabili al magma, al gas, ai vapori, allo zolfo e ai prodotti piroclastici di un vulcano, costituiscono uno stato latente o palese di situazioni molto pericolose endogene ed esogene della persona.
Perché? Come mai? Che cosa succede nella nostra mente? Dove avviene questo processo di reazione emozionale fuori dalla norma e che erroneamente cerchiamo di giustificare con accuse?
L’amigdala è un centro del sistema limbico del cervello. Il termine deriva dalla parola greca che significa mandorla. É un gruppo di strutture interconnesse, a forma appunto di mandorla, posto sopra il tronco cerebrale, vicino alla parte inferiore del sistema limbico. Il sistema limbico è il punto centrale del sistema regolare endocrino, vegetativo e psichico; elabora stimoli provenienti dall’interno del corpo e dall’esterno. Descrive le strutture cerebrali che si trovano al confine tra l’ipotalamo e le strutture connesse, da un lato, la corteccia cerebrale dall’altro.
L’amigdala, ne abbiamo due, è specializzata nelle questioni emozionali. Se viene resecata dal resto del cervello, il risultato è una evidentissima incapacità di valutare il significato emozionale degli eventi, conseguentemente si diventa cechi affettivamente (cecità affettiva). L’amigdala funzione come un archivio della memoria emozionale ed è quindi depositaria del significato stesso degli eventi; la vita senza l’amigdala è un’esistenza spogliata di significato personale. All’amigdala è legato qualcosa di più dell’affetto: tutte le passioni dipendono da essa. Le lacrime, un segnale emozionale esclusivo degli esseri umani, sono stimolate da essa. Asportando o resecandola negli animali, questi perdono ogni impulso a cooperare o a competere e non provano più rabbia o paura.
1. L’amigdala è un grilletto molto sensibile.
I segnali di entrata provenienti dagli organi di senso consentono all’amigdala di analizzare ogni esperienza andando, per così dire, a ‘caccia di guai’. É una sentinella psicologica che scandaglia ogni situazione e ogni percezione, sempre guidata da un unico interrogativo, il più primitivo: E’ qualcosa che odio? Qualcosa che mi ferisce? Qualcosa che temo? Se la risposta è affermativa - se in qualche modo la situazione profila un «Si» - l’amigdala scatta immediatamente, come un sorta di grilletto neurale e reagisce telegrafando un messaggio di crisi a tutte le parti del cervello. Nell’architettura cerebrale, l’amigdala è come una di quelle centraline programmate per inviare chiamate di emergenze ai vigili del fuoco, alla polizia... ogni qualvolta il sistema di allarme istallato all’interno di un’abitazione o di una banca segnali un problema. Quando scatta l’allarme della paura, ad esempio, l’amigdala invia messaggi di emergenza e tutte le parti principali del cervello; stimola la secrezione degli ormoni che innescano la reazione di combattimento o fuga, mobilita i centri del movimento e attiva il sistema cardiovascolare, i muscoli e l’intestino. Altri segnali vengono dati per secernere piccole quantità di adrenalina, oppure al tronco cerebrale, facendo assumere al volto un’espressione spaventata, ecc. Simultaneamente, i sistemi mnemonici corticali vengono riorganizzati con precedenza assoluta per richiamare ogni informazione utile nella situazione di emergenza contingente. Nell’architettura del cervello l’amigdala ha una posizione privilegiata in qualità di sentinella delle emozioni capace all’occorrenza di sequestrare il cervello. Gli input sensoriali provenienti dall’occhio o dall’orecchio viaggiano dapprima diretti al talamo e poi servendosi di un circuito monosinaptico all’amigdala (esiste un fascio molto sottile di fibre nervose che vanno direttamente all’amigdala); un secondo segnale viene poi inviato dal talamo alla neocorteccia - il cervello pesante o pensante. Questa ramificazione permette all’amigdala di cominciare a rispondere prima della neocorteccia. Quest’ultima, infatti, elabora le informazioni attraverso vari livelli di circuiti cerebrali prima di poterle percepire in modo davvero completo e di formulare infine una risposta, che risulta quindi molto più raffinata rispetto a quella dell’amigdala.
2. L’amigdala è specialista della memoria emozionale.
Le nostre emozioni hanno una mente che si occupa di loro e che può avere opinioni del tutto indipendenti da quelle della mente razionale. L’ippocampo (parte del lobo temporale) - per lungo tempo considerato la struttura chiave del sistema limbico - è coinvolto nella registrazione e nella comprensione degli schemi percettivi più che non nelle reazioni emotive - come in un computer. La principale funzione dell’ippocampo sta nel fornire un ricordo particolareggiato del contesto, vitale per il significato emozionale; è l’ippocampo che riconosce il diverso significato, tanto per fare un esempio, di un orso visto allo zoo o nel cortile di casa. Mentre l’ippocampo ricorda i fatti nudi e crudi, l’amigdala ne trattiene, per cosi dire, il sapore emozionale. Ad esempio: nel caso in cui avessimo fatto un sorpasso rischioso tale da creare un certa paura, l’amigdala, da quel momento in poi, ogni qualvolta che, in qualche modo, ci si ritrova in circostanze simili, ci fa sentire ansiosi. L’ippocampo è fondamentale per riconoscere in un volto quello di tua cugina. Ma è l’amigdala ad aggiungere che ti è proprio antipatica.
3. Meccanismi di allarme neurale e associazioni
In quanto archivio della memoria emozionale, l’amigdala analizza l’esperienza corrente, confrontando ciò che sta accadendo nel presente con quanto già accaduto nel passato. Il suo metodo di confronto è associativo: quando la situazione presente e quella passata hanno un elemento chiave simile, l’amigdala lo identifica come una associazione. Ecco perché questo circuito è, per cosi dire, sciatto: agisce prima di avere una piena conferma. Ci comanda precipitosamente di reagire ad una situazione presente secondo modalità fissate molto tempo fa, con pensieri, emozioni e reazioni apprese fissate in risposta ad eventi forse solo vagamente analoghi - e tuttavia abbastanza simili da metterla in allarme. Perché essa dichiari lo stato di emergenza basta solo che pochissimi elementi della situazione presente ricordino quelli di una passata circostanza pericolosa. Il guaio che oltre ai ricordi, carichi di valenze emozionali, che hanno il potere di scatenare questa risposta di crisi, possono anche essere superate le modalità di reazione. In tali momenti, l’imprecisione del cervello è aumentata anche dal fatto che molti vividi ricordi emozionali risalgono ai primi anni di vita e riguardano il rapporto fra il bambino e chi si prendeva cura di lui. Questo è vero soprattutto per gli eventi traumatici, ad esempio se un piccolo veniva percosso o apertamente trascurato. L’amigdala può reagire con delirio di collera o di paura prima che la corteccia sappia che cosa sta accadendo, e questo perché l’emozione grezza viene scatenata in modo indipendente dal pensiero razionale, e prima di esso.
4. Il centro che controlla le nostre emozioni
Mentre l’amigdala lavora per scatenare una reazione ansiosa e impulsiva, altre aree del cervello emozionale si adoperano per produrre una risposta correttiva, più consona alla situazione. L’interruttore cerebrale che smorza gli impulsi sembra trovarsi all’estremo di un importante circuito diretto alla neocorteccia - precisamente ai lobi prefrontali o frontali. Quest’area cerebrale neocorticale consente di dare ai nostri impulsi emotivi una risposta più analitica o appropriata, modulando l’amigdala e le altre aree limbiche. Quando si scatena un’emozione, nel giro di qualche istante i lobi prefrontali eseguono la reazione che ritengono migliore fra una miriade di possibilità, in base al criterio del rapporto rischio/beneficio… ad esempio: quando attaccare, quando darsi alla fuga e anche quando calmarsi, persuadere, cercare comprensione, tergiversare, provocare sensi di colpa, piagnucolare, indossare una maschera di spavalderia, essere sprezzanti, ecc. La neocorteccia è al lavoro tutte le volte che registriamo una perdita e ci rattristiamo, o ci sentiamo felici dopo un trionfo, o ci maceriamo rimuginando su qualcosa che qualcuno ha detto o ha fatto facendoci sentire feriti o in collera. Conclusione In un certo senso, abbiamo due cervelli, due menti - e due diversi tipi di intelligenza: quella razionale e quella emotiva: Il nostro modo di comportarci nella vita è determinato da entrambe: non dipende solo dal Qi (quoziente dell’intelligenza), ma anche dall’intelligenza emotiva. La complementarietà del sistema limbico e della neocorteccia, dell’amigdala e dei lobi prefrontali (destro e sinistro), significa che ciascuno di essi è solitamente una componente essenziale a pieno diritto della vita mentale. Quando questi partner interagiscono bene, l’intelligenza emotiva si sviluppa, e altrettanto fanno le capacità intellettuali. Come indurre i due partner, l’intelligenza razionale e quella emotiva, ad interagire bene?
Secondo il pensiero di E. G. White:
1. “Ciò di cui abbiamo bisogno è di una conoscenza che rinvigorisca mente e anima (l’intelligenza razionale ed emotiva – ndr.), e che faccia uomini e donne migliori. L’educazione del cuore è molto più importante di ogni nozione letteraria”. (Sulle Orme del Gran Medico, pag. 192)
2. “Dobbiamo disciplinare, educare e addestrare la mente in modo tale da poter compiere il servizio di Dio anche se esso non è in armonia con le inclinazioni naturali. Bisogna sopraffare le tendenze al male, ereditate e acquisite” (Idem, pag. 194).
3. “Coltivate ciò che vi è più nobile in voi, siate pronti a riconoscere le buone qualità l’uno dell’altra: il sapersi apprezzati è uno stimolo meraviglioso e una grande soddisfazione. La simpatia e il rispetto incoraggiano nella lotta per perfezionarsi, e la l’amore stesso cresce mentre sprona al raggiungimento di fini più nobili” (Idem, pag. 152).
4. “Dio ci ha dato la facoltà di scegliere, ma sta a noi fare la scelta. Non possiamo cambiare i nostri cuori, non possiamo dominare i nostri pensieri, i nostri impulsi, i nostri affetti, non possiamo renderci puri e adatti al servizio di Dio, ma possiamo scegliere di servire Dio e offrirgli la nostra volontà. Allora Egli opererà in noi «il volere e l’operare secondo il suo beneplacito»” (Filippesi 2: 15), (Idem, pag. 70).
5. Le cose migliori della vita - la semplicità, l’onestà, la veracità, la purezza e l’integrità - non si possono né comprare né vendere. esse sono a disposizione degli ignoranti e degli istruiti, dell’umile lavoratore e dell’illustre uomo di stato” (Idem. pag. 80). Francesco Zenzale
Nota: Questo studio, tranne le citazioni di E. G. White, è stato tratto dal libro del Dr. D. Goleman, Intelligenza Emotiva, ed. CDE, Milano.
Letture consigliate:
1. Intelligenza Emotiva, D. Goleman, ed. CDE, Milano
2. Psicologia - Fisiologia, Francis Leukel, ed. Zanichelli, Bologna
3. Neorofisiologia Umana, Arthur C. Guyton, ed. Il Pensiero scientifico, Roma